L'onda acustica si propagò dal magazzino degli attrezzi. Compressa e ingigantita dall'angustia dello spazio fuggì accelerando lungo il corridoio. Strozzata e più volte raddoppiata dal rimbalzo sul cemento, la detonazione raggiunse il capannone, manifestandosi in tutta la potenza.
Il ragazzo ritornò a fissare le sagome che andavano svanendo all'orizzonte. Uomini e donne avevano quasi terminato di attraversare la pianura, fra poco sarebbero scomparsi, fagocitati dal bosco che intendevano varcare. E loro sarebbero rimasti isolati, in quattro nella spianata gelida, senza poter far altro che aspettare.
Il paese suonava il suo concerto. Schianti, cigolii, sgocciolamenti, stridore di cardini. Un organismo palpitante, nutrito dagli spiriti rimasti intrappolati in questo luogo. Il paese parlava in loro vece, restituiva bisbigliando i loro sogni, le loro aspirazioni.
Una nube grigia correva loro incontro. Li investì con violenza devastante. La tramontana sparava sui volti cristalli di ghiaccio affilati come lame, tenere gli occhi aperti era un'impresa. Il vento fischiava nelle orecchie, rendeva tutto più pauroso e complicato.